Il cinema di Gianni Di Gregorio

Il cinema di Gianni Di Gregorio
Il cinema di Gianni Di Gregorio

Di Gianni Di Gregorio non ho mai scritto, ma i suoi film li ho visti tutti e tre, quelli da regista intendo, perché in realtà prima di Pranzo Di Ferragosto Di Gregorio ha recitato in altre pellicole e ha scritto varie sceneggiature (tra cui Gomorra, assieme a Saviano, Ugo Chiti ed altri), anche televisive. Sembrava spuntato dal nulla nel 2008 quando - cinquantanovenne, con le borse sotto gli occhi - improvvisamente il pubblico italiano si accorse di lui, con quel piccolo film, piccolo anche nell'approccio, nell'impostazione, nel mondo che ritraeva, recintato in una città italiana ad agosto, il periodo in cui la popolazione si dimezza (una volta magari, prima della "crisi".....), i negozi chiudono e il caldo si fa asfissiante. Dentro quella città, Roma, c'è la vita di Gianni (personaggio ed attore hanno lo stesso nome), un omino tranquillo, qualunque, di quelli che normalmente non noteresti neppure e che invece, a modo suo, si arrabatta per portare a sera la sua giornata, tra aspirazioni, rassegnazioni, desideri, ambizioni, frustrazioni e incertezze. Tre anni dopo arriva Gianni E Le Donne, sempre Gianni. Stavolta viene sviluppato qualcosa che si era già intravisto al Pranzo Di Ferragosto, l'anelito del protagonista verso il mondo femminile, fatto di una interminabile serie di "vorrei ma non posso". Insieme all'amico Alfonso, cerca di lottare e ribellarsi contro una carta d'identità che sembrerebbe inchiodarlo alle panchine dei giardinetti e alla insoddisfazione sentimentale (nonostante sia sposato), e allora prova a cercare qualcosa di nuovo, fuori dalle mura domestiche, lottando contro una certa goffaggine ed una inadeguatezza che sono allo stesso tempo la forza ed il limite di Gianni, un pesce sempre fuori dall'acqua.

Quindi, nel 2014, arriva Buoni A Nulla, terzo ed ultimo capitolo (ad oggi) delle avventure di Gianni. Lo dice l'autore stesso, la sua può considerarsi come una sorta di trilogia, anche se il Gianni di ogni film non è direttamente riconducibile agli altri, cambiano dettagli e situazioni, ma l'indole profonda ed autentica del personaggio è sempre la stessa, sono parentesi di vita declinate in modo coerente e logico, anche se non strettamente consequenziale. Questo ultimo Gianni è un lavoratore ad un passo dalla pensione, che per effetto della riforma dell'ultimo minuto vede prolungare di altri tre anni l'agonia lavorativa. Come se non bastasse, la bontà ed il candore di Gianni mal si adattano al mondo reale, fatto di opportunisti, meschini e profittatori; ma nell'inferno di questi tagliagole Gianni scova un suo simile, Marco, bonaccione sempre pronto ad aiutare il prossimo e candidato perfetto alle delusioni esistenziali come lui. I due si spalleggiando a vicenda cercando di trovare una strada per reistere allo tsunami della cinica modernità, il tutto non senza una puntina di satira verso un mondo lavorativo fatto di tanta immagine e poca sostanza.

I film di Di Gregorio sono buffi, simpatici, hanno un'andatura molto simile al suo alter ego, un po' stralunata, dinoccolata, con accelerazioni improvvise e momenti di riposo. Gianni riflette sempre moltissimo, e tuttavia dopo tanta analisi spesso non partorisce alcunché se non limitarsi a venire travolto dagli eventi. Sa incassare però, alla grande. Il suo rapporto con le donne è divertente, o le subisce o le brama, ma praticamente non riesce mai a dominarle. C'è sempre la belloccia giovane e sexy di turno, in modo assai più edulcorato e funzionale alla storia di un Pieraccioni, per dire, ma comunque quella tendenza lì ce l'ha pure Di Gregorio, la calamita femminile ci vuole sempre. Si circonda di buoni caratteristi, che nelle sue sceneggiature delicate e minimaliste sono tanta parte della riuscita del lavoro. Nei primi due film fa presenza fissa Valeria De Franciscis, classe 1915; nonostante una breve comparsata nel 2000 in Estate Romana di Matteo Garrone, sostanzialmente fa il suo esordio in Pranzo Di Ferragosto, come madre di Gianni, alla tenera età di 93 anni, aggiudicandosi pure qualche premio. Scompare nel '95, presumibilmente l'unico motivo per il quale De Gregorio non l'ha avuta nuovamente accanto a sé. Altra caratteristica di Di Gregorio è infatti quella di preferire non attori ai professionisti, anche se qualche volto noto di tanto in tanto salta fuori. Questo aggiunge un tocco di cinema verità alle sue storie, che sembrano partire ogni volta da spunti autobiografici (verità o amabile ruffianeria?) e che giocano tra documentarismo e micronarrazione. L'età (la terza età), le donne, la noia, la riservatezza caratteriale vs la rutilante corsa del mondo 2.0, sono un po' i temi dominanti delle pellicole di Di Gregorio sin qui; cinema molto gradevole e garbato, anche se, alla lunga, laddove "Gianni" non dovesse andare incontro ad una qualche svolta, si comincerebbe ad avvertire un senso di autocompiacimento piacione che andrebbe a detrimento della simpatia che un po' tutti proviamo per lui.

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