Condannato A Nozze

Condannato A Nozze
Condannato A Nozze

Se il film italiano è d'autore (anzi, d'autove) ci deve essere la psicanalisi. Non importa come, ma in qualche modo, in qualche forma, a un certo punto ci deve essere un legame, un rimando, una citazione o una esplicito riferimento alla psicanalisi. E' una regola proprio, come il Dogma di Lars Von Trier, altrimenti non ti viene riconosciuto il patentino ufficiale di cineasta italiano d'autove. In Condannato A Nozze (1993) abbiamo proprio la psicologa, il film comincia con Sergio Rubini che racconta i fatti suoi alla terapista (la quale avrà poi un ruolo fondamentale sul finale, quando accorrerà in aiuto di Rubini), ergo Condannato A Nozze è un film italiano d'autore, non vi è dubbio. E Giuseppe Piccioni è autorissimo, perché a scorrere la sua filmografia abbiamo esclusivamente titoli molto impegnati. Delle altre sue pellicole io ho visto solo Giulia Non Esce La Sera (2009) che insomma, mi ha fatto lo stesso effetto di Condannato A Nozze, idee interessanti, svolgimento pretenzioso e cervellotico. Ma del resto, il cervellotico si sposa divinamente con la psicanalisi, è la morte sua, sono le tortuose vie della mente, dell'io inconscio e subliminale, che tanto permettono di arrovellare le sceneggiature al mirabolante manipolo di autovi italiani.

Qui abbiamo Rubini spaccato in due, è legato sentimentalmente a Margherita Buy (altro punto cardine dello "spaghetti dogma") ma soffre assai il non potersi sollazzare anche con altre donne, perché in fondo lui le ama tutte. Una in particolare, Valeria Bruni Tedeschi (e lo spaghetti dogma si impenna!), starlette televisiva un po' sciocchina ma polposa. Una notte buia, tempestosa e alcolica, Rubini esprime il desiderio di maturare finalmente una decisione che lo stabilizzi psicologicamente, e quel che accade è che si splitta letteralmente in due. Abbiamo così il Rubini castigatore delle donne, superficiale e opportunista da una parte, e quello rigoroso, moralista e frustrato dall'altra. Le due persone fisiche iniziano a vivere separatamente una propria vita, anche se un legame empatico tra le due entità permane. Le cose naturalmente però si complicano, visto che i due Rubini, da separati, accentuano ed esasperano i propri tratti caratteriali, evidentemente non controbilanciati dallo yin e lo yang che prima invece la convivenza in un solo corpo li costringeva a rispettare. Il Rubini tombeur de femmes quindi inanella donne a ripetizione (compresa una esordiente Asia Argento, costretta nel solito stereotipatissimo ruolo della lolitina gotica e svalvolata), mentre l'altro prende una piega mistico-apocalittica che lo porta a diventare una sorta di Savonarola punitore (tant'è che investe con l'auto un presunto amante della moglie, e scrive a macchina assurde farneticazioni sul modello di Jack Torrance in Shining). Il racconto si estremizza sempre più, assumendo i toni di una farsa grottesca e stralunata, fino alla risoluzione finale, non priva di qualche momento di confusione.

Rubini gigioneggia alquanto, protagonista assoluto, può dare libero sfogo a mille sfaccettature diverse di personalità per altro disturbate; le sue comprimarie sono esattamente quello che ti aspetti, la Buy è sempre la solita donnina impacciata timidina e ansiosa, la Bruni Tedeschi è più obliqua e un po' schizzata, Asia Argento è la punk della situazione, e in più c'è Patrizia Piccinini, collega di Rubini, che fa la donna sbarazzina, emancipata ed adultera. Brevissimo cameo per Enzo Cannavale, boss dello studio legale nel quale lavora l'avvocato Rubini. Musiche piuttosto tronfie, tempi lentissimi, momenti onirici, sguardi storditi e arie stravolte puntellano il film da cima a fondo, che con quel titolo, Condannato A Nozze, sembra presagire ad una commediola romantica di quelle un tanto al chilo, e che invece si rivela una roba ostica, anche drammatica, e secondo qualche critico pure misogina (attribuendo così, per pigra proprietà transitiva, la misoginia di uno dei personaggi all'intero film). Pare ci siano riferimenti anche a L'Uomo Che Amava Le Donne di Truffaut.

Trailer ufficiale

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