Il Giustiziere Di Mezzogiorno

Il Giustiziere Di Mezzogiorno
Il Giustiziere Di Mezzogiorno

Gli scricchiolamenti della coppia Franco Franchi e Ciccio Ingrassia portarono alla separazione artistica del duo attorno ai primi anni '70. Si tentarono strade individuali, sia come interpreti che come regia (in questo caso il solo Ciccio, Franco infatti non si sentiva portato per quel mestiere). Tra i film che Franco Franchi interpretò senza la sua anima gemella c'è Il Giustiziere Di Mezzogiorno (di Mario Amendola, 1975) che si inseriva perfettamente nel filone delle parodie care a Franchi, come Il Figlioccio Del Padrino, Ku Fu? Dalla Sicilia Con Furore, Ultimo Tango A Zagarol. Il mitico Death Wish con Charles Bronson era uscito appena l'anno prima, ed aveva lasciato piuttosto impressionati gli spettatori, ancor più quelli europei, poco abituati alla "giustizia fai da te" all'americana, e tuttavia sempre più invasi da notizie di cronaca nera terribili, che avrebbero caratterizzato il decennio dei cosiddetti "anni di piombo". A ben guardare, il film di Amendola è più un ibrido tra Il Giustiziere Della Notte e Fantozzi (curiosamente uscito lo stesso anno al cinema, anche se i libri di Villaggio erano già noti), poiché il personaggio di Franchi, ricorda non poco quello del ragionier Ugo.

Franco Gabbiani lavora al Genio Civile, è continuamente vessato dalla moglie, dai colleghi, dal capoufficio corrotto e mazzettaro (Gigi Ballista) e quotidianamente subisce soprusi ed episodi di umiliazione. Lasciato dalla moglie, che torna a dalla madre con la piccola Titina (dispettosissima bimba pestilenziale), Franco vaga per la città, finendo col vedere al cinema Il Giustiziere Della Notte (apertamente citato nella parodia). La visione del film cambierà la sua vita. Da quel momento Gabbiani, indossando i vestiti di Bronson, e persino i suoi stessi baffetti sottili (che saltano via dalla faccia di Franchi quando si impaurisce e torna ad essere l'impiegato fantozziano), rimedia a tutte le ingiustizie subite, punendo i colpevoli e reclamando moralità ed etica nei comportamenti. Uno dopo l'altro, tutti i personaggi che nel film lo hanno messo a disagio subiscono il relativo contrappasso, fino a che il giustiziere verrà individuato dalla Polizia, che se ne servirà per catturare dei criminali in cambio dell'abbuono dei suoi reati giustizialisti.

L'intuizione di Franchi è a dir poco geniale, quando compare sulla scena vestito da giustiziere, evidentemente somigliante a Bronson, è impossibile non farsi strappare una risata e non iniziare a parteggiare per lui; tuttavia è il solo ed unico momento forte del film, poiché la sceneggiatura dello stesso Amendola, coadiuvato da Bruno Corbucci, è debolissima, fiacca, perlopiù deludente. Tutta la parte iniziale del film (la telefonata di Franchi al porto per riuscire a salvare la moglie, caduta in acqua e preda di un'anguilla nello stomaco, nonché la normale routine in ufficio) è noiosa, parte già stanca, molle sulle gambe, una serie di gag sciatte e prevedibili che sanno di muffa. Purtroppo il film prosegue più o meno così sino alla comparsa del giustiziere. Le vendette ordite da Gabbiani non sono fenomenali; l'impressione è sempre che l'idea di partenza sia buona ma si concluda poi in un esito raffazzonato e poco divertente. Avrò avuto un tasso di pretenziosità troppo alto forse, ma ho riso veramente poco durante i 100 minuti di durata della pellicola. I caratteristi abbondano, da Franco Diogene (il vigile aumma aumma) a Raf Luca (insopportabile e sforzatissimo cumenda meneghino), da Aldo Puglisi (collega forse omosessuale di Franco) a Maria Antonietta Beluzzi (la terribile signorina Barzuacchi, balenesca spasimante di Franco), da Gigi Ballista al quartetto dei terroristi capeggiato da Gino Pagnani, e poi ancora Vincenzo Crocitti (er Trippa), Mario Pisu (il commissario), Jimmy il Fenomeno. Una potenza di fuoco notevole, che però non colpisce nel segno, regalando un film bruttino e moscio. Da segnalare anche il pistolotto finale di Franchi al capo della Polizia, sulla necessità di raddrizzare l'Italia, più che per i reati criminali, per la mala burocrazia.

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