Le Calde Notti Di Caligola

Le Calde Notti Di Caligola
Le Calde Notti Di Caligola

Il Caligola di Brass, che poi non è di Brass ma di Uguccione e Gore Vidal (ma noi sappiamo che la zampa suina di Brass c'è eccome) è del 1979, quello di Bruno Mattei dell'81, quello di Joe D'Amato è del 1982; sorprendentemente Le Calde Notti Di Caligola li anticipa tutti, essendo del '77. Lo firma Roberto Bianchi Montero (il padre di Mario Bianchi, super pornomane del cinema italiano). Filmografia sterminata a suo carico, qualche mondo movie sexy negli anni '60, ma i veri erotici li gira a partire dalla seconda metà dei '70 quando, se eri nel calderone del cosiddetto cinema di genere, era pressoché impossibile esimersi. Il suo Caligola lo sceneggia pure, il che non è un gran merito visto che parlare di sceneggiatura per questo film è scomodare un sostantivo alquanto impegnativo.

Siamo nella Roma dei Cesari, al tempo delle celebrazioni di Priapo, re del fallo e della potenza sessuale maschile. Il rito propiziatorio prevedere che una delle poche giovani vergini rimaste si faccia deflorare da Caligola, nel cui pube si incarna Priapo, al quale viene offerta sacrificalmente la vergine. Caligola prova e riprova ma la potenza sessuale non si manifesta. Per due giorni l'Imperatore cerca rimedi caserecci ma senza alcun risultato. Dopo un consulto con i medici di corte si conviene che il duce si ricoveri presso la clinica specializzata del primario Bernardus Barnardus, luminare delle disfunzioni sessuali e dei trapianti. Qui Caligola viene sottoposto a varie analisi ed esperimenti, pure questi senza successo. - SPOILER: basterà però la visione sublime delle terga di Livia (moglie derl fratello scemo di Caligola) per risvegliare nell'Imperatore le voglie sopite. Da allora diverrà chiaro a Caligola che i deretani possono più di ogni altra cosa stimolare la sua virilità. L'onore di Roma è salvo.

Le Calde Notti Di Caligola è sostanzialmente una commedia sexy rivestita da costumi d'epoca, si fa fatica ad inquadrarlo come erotico tout court, poiché la sua comicità spicciola e sbrigativa, a tratti demenziale, lo avvicina più alle pellicole sexy scollacciate che ai film puramente erotici. Non ci sono peti, rutti e gran parolacce, d'accordo, ma mi pare evidente che il film sia più associabile alle atmosfere di un film di Mariano Laurenti, ad una Ubalda o ad un Decamerotico che a titoli come Nerone e Poppea o agli altri Caligola, al netto dell'ambientazione antico romana. Il cast non è di prim'ordine; Caligola è uno svogliato Carlo Colombo, più folcloristico il Tiberio interpretato da Gargamella, al secolo Gastone Pescucci, così come assai più comico risulta Cassio (Enzo Monteduro), schiavo poco fidato del Cesare. Fernando Cerullo è Kerea, un complottatore contro l'impero. Una serie di donnine si spartisce i vari ruoli di moglie di Caligola, amante lesbica della moglie di Caligola, moglie di Diogene (che vive nella botte, aspettando "l'uomo", e che nel frattempo si sollazza con la donna perennemente in ginocchioni al suo cospetto); tra queste pure Guia Laura Filzi, piuttosto attiva nel porno anni '80. Protagonista indiscussa femminile è Patrizia Webley, nel ruolo di Livia, è suo lo scultoreo sedere che ammalia Caligola. Buona l'intuizione di Bianchi Montero di evidenziare come la Webley, oltre allo spropositato davanzale che si ritrovava, possedeva ulteriori talenti "nascosti" proprio là dove non batte il sole. I suoi nudi nel film sono maestosi e opulenti, gran donnone la Webley, per altro anche molto bella di viso, peccato abbia lavorato relativamente poco nel nostro cinema.

La comicità di Le Calde Notti Di Caligola è tutta immediata, spesso e volentieri modellata sul giochino di contrapporre passato e presente, alla maniera dei Flinstones; per cui durante le Priapee c'è il telecronista Silvius Notus che "prende la linea" e commenta l'incontro, sottolineando la "praticabilità del campo" o lo "schieramento delle formazioni". Caligola arriva sulla biga e, non rimanendone soddisfatto, ne parla come fosse un'automobile. Il medico al quale si rivolge è un "primario", che opera in una "clinica privata", ed il nome allude chiaramente a Christiaan Barnard, il chirurgo africano che trapiantò il primo cuore al mondo. I poveracci di Roma discutono continuamente di tasse e salassi, proprio come facciamo noi oggi (e da parecchi anni). un po' tutti i dialoghi insomma vanno in questa direzione. Il resto lo fanno le faccette, le mossette, i tanti nudi femminili, qualche tronata contro mobili e spigoli, e una musichetta, curata da Carlo Savina, che sarebbe perfetta per un film con la Fenech o la Guida. Da notare che tra i vari stratagemmi ideati da Barnardus per guarire Caligola, oltre alle frustate sadomaso di una dominatrice e ad un'asina da possedere, vi è pure un marchingegno che l'Imperatore indossa e che riduce la sua visione a quella di un buco di serratura attraverso il quale assiste ad uno striptease. Un sorprendente momento rivelatorio di metacinema, nel quale lo spettatore è quasi messo davanti alle sue piccole manie di voyeur mentre guarda il cinema erotico dei '70. Esistono due edizioni in dvd italiane, quella Emi e la Mosaico. Perlomeno la Emi, che ho visto io, pare tagliata nei punti caldi, ad esempio quando delle ancelle devono prelevare il liquido seminale di Caligola, o durante gli amplessi della Webley. Si avverte proprio netta la cesura. Per l'estero sarebbe circolata anche una versione con insert hardcore. Pellicola tutt'altro che imprescindibile, ma fosse anche solo per Patrizia Webley...

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