Malizia

Malizia
Malizia

Mito, culto, leggenda, pietra miliare, film storico e istituzionalmente fondamentale per il genere erotico all'italiana, e segnatamente per quello dell'iniziazione sessuale all'interno della famiglia borghese, di cui diventa il prototipo per eccellenza al quale si ispireranno decine di altre pellicole similari (ma sempre meno riuscite). Samperi, dopo Grazie Zia ('68), insiste sull'argomento con Malizia ('73), sfrondando il discorso anche da quel minimo di critica sociale e politica, e si attesta su una posizione erotica tout court, anche se il contesto meridionale e perbenista rimane pur sempre una cornice di cui tener conto. E di malizioso in questa storia c'è tutto, ogni personaggio, ogni situazione, ogni sottinteso, ogni scena di vedo/non vedo, è il trionfo della malizia, morbosa e solare al contempo. Checché se ne possa pensare, la prima tetta si vede solo al 73esimo minuto, il film è tutto fuorché volgare o sbracato; anzi, Samperi dà prova di una misuratissima eleganza, complice anche la spettacolare fotografia di Vittorio Storaro.

La vicenda verte sulla famiglia La Brocca, il cui patriarca Turi Ferro è appena divenuto vedovo (pare una liberazione più che un lutto). Con tre figli maschi sul groppone, ed un negozio di tessuti da mandare avanti, Ferro trova consolazione nelle amorevoli cure della nuova governante ("la serva") Angela La Barbera (Laura Antonelli), che pare letteralmente piovuta dal cielo. Angela è tale di nome e di fatto, prevede qualsiasi necessità, tiene in ordine la casa, prepara pranzi succulenti, ha un gesto d'amore per tutti, diventa quasi una nuova mamma per i figli di Ignazio la Brocca. Fatto salvo il piccolo Enzino però, tutti gli altri, Ignazio, il primogenito Antonio ed il mezzano Ninuzzo, stravedono per Angela ben oltre i limiti del grembiule e della sottana che lei indossa. Ignazio vuole sposarsela, Antonio vuole "fottersela", Nino è combattuto, orgoglioso ma anche possessivo, innamorato ma anche geloso, e soprattutto ingrifato 24 ore su 24. In questo clima si vengono a creare molte situazioni equivoche ed imbarazzanti, che Angela cerca di gestire come può, non inimicandosi nessuno e tuttavia dovendosi piegare a qualche umiliazione. - SPOILER: solo dopo che Ninuzzo sarà finalmente riuscito ad avere Angela tutta per sé, acconsentirà alle nozze con il padre. Da parte sua Angela non sembra affatto dispiacersi dell'atto d'amore "forzatamente" concesso a Ninuzzo.

Samperi gioca tantissimo sulle ambiguità, prima fra tutte quelle di Angela. Laura Antonelli consentiva di creare un personaggio molto sfumato e sfuggente, innocente e docile ma anche estremamente tentatore, una donna umile, semplice, ma anche macchinatrice. Samperi descrive la Antonelli come un viso di madonna su un corpo assai meno "sacro", una porcellana che sotto un'apparente purezza nasconde una carica di femminilità devastante. Nonostante Angela sia sempre dimessa, in ciabatte, scapigliata e con vestitini da serva, il richiamo erotico che esercita sui La Brocca (e sullo spettatore) non conosce eguali, proprio per quel misto di sottomissione e dominazione che esercita al contempo sul maschio. Le sue azioni sembrano disinteressate, ma in realtà un guadagno di Angela c'è sempre in ciò che accetta di fare apparentemente suo malgrado. Ed anche alla fine, tra lei e Ninuzzo non è chiaro chi concupisca chi. Indicativa la scena del black out elettrico (col tipico gioco di luci samperiano) che inizia con accenti fortemente drammatici e poi muta totalmente chiave, diventando dapprima una caccia scherzosa e godereccia, e poi un vero e proprio momento di lussuria, reso ancora più scottante dal fatto che Ninuzzo è appena un adolescente e che la Antonelli lo consola "durante", ripetendo ossessivamente la frase: "Fotti bambino mio, fotti bambino mio". Di lì a breve il "bambino" sarà realmente suo, poiché lei ne diventerà la matrigna, creando un corto circuito  molto pericoloso. Dal canto suo Ninuzzo, oramai svezzato, si dedicherà ad una procacissima vedova del paese (Angela Luce).

Il film è ottimamente descritto anche dalle musiche di Fred Buongusto. Il ruolo di Turi Ferro fu inizialmente pensato per Tognazzi o Manfredi, così come la produzione avrebbe voluto Mariangela Melato come protagonista femminile, ma Samperi insistè per la Antonelli, che aveva visto ne Il Merlo Maschio con Buzzanca. Segretario di produzione un certo Neri Parenti. Successo esagerato al botteghino. Ninuzzo /Alessandro Momo morì l'anno dopo in un incidente stradale, e quanto successo poi alla Antonelli è cosa nota. Il film non ha portato un gran bene. L'anno dopo Malizia, Samperi tentò il bis con Peccato Veniale, sempre con la coppia Antonelli/Momo, sempre con gli sceneggiatori Jemma e Parenzo, e sempre con le musiche di Buongusto. Nel '91 invece volle girare il sequel effettivo, quel Malizia 2000, distrutto dalla critica di ogni ordine e grado, e che costò alla Antonelli la devastazione fisica.

Trailer ufficiale

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