In The Electric Mist – L’Occhio Del Ciclone

In The Electric Mist – L’Occhio Del Ciclone
In The Electric Mist – L’Occhio Del Ciclone

Al film di Bertrand Tavernier Tommy Lee Jones ci arriva dopo una serie di pellicole sofferte, Le Tre Sepolture (di cui lui stesso firma la regia), Non E' Un Paese Per Vecchi, Nella Valle Di Elah, vicende dove Jones può interpretare il suo classico tipo rugoso, tortuoso e stropicciato, un po' bastonato dalla vita. Non è da meno il Dave Robicheaux protagonista di In The Electric Mist, il cui soggetto proviene dal romanzo quasi omonimo del '93 di J.L. Burke (In The Electric Mist With The Confederate Dead). Il detective Robicheaux era già stato portato sul grande schermo nel '96 con Omicidio A New Orleans (interpretato da Alec Baldwin), tuttavia Tavernier non lega in alcun modo le due pellicole, rendendo In The Electric Mist un film del tutto autonomo (sebbene tecnicamente sarebbe un sequel).

Il detective Robicheaux è coinvolto nelle indagini su alcuni corpi di donne trovati straziati in zone extraurbane della Louisiana. Inizialmente pare che il faccendiere italoamericano Giuliano Balboni (John Goodman) sia coinvolto. Tra i suoi vari affari l'uomo gestisce un giro di squillo e tra queste vi era anche una delle ragazze trovate morte. Un cadavere viene rinvenuto tra le paludi dove si sta girando un film sulla Guerra di Secessione, per altro prodotto dallo stesso Balboni. Uno degli attori, Elrod Sykes (Peter Srasgaard), inizia a collaborare attivamente con Robicheaux, instaurando col poliziotto un rapporto di stima ed amicizia reciproche, pur tra le tante difficoltà. Sykes parla al detective di strane presenze che albergano nella palude, fantasmi di soldati confederati guidati da un sedicente generale John Bell Hood (Levon Helm). Robicheaux, che condivide con Sykes un amore problematico per le bottiglie di alcol, inizia a sentire e vedere queste inquietanti manifestazioni, allacciando lunghe conversazioni col generale, il quale sembra conoscere molte cose, passate, presenti e future, ma che allo stesso tempo si esprime in modo sempre criptico e allusivo. Nel frattempo Robicheaux porta avanti le sue indagini, prendendole sempre più sul personale, ossessionato al contempo da un fatto verificatosi cinquant'anni addietro, la morte di un nero, ucciso mentre incatenato fuggiva per le paludi. - SPOILER: ripetutamente qualcuno cerca di incastrare Robicheaux, tendendogli trappole, tuttavia il detective, arrivando a risolvere il caso nel nero ucciso a fucilate, trova i collegamenti necessari a risolvere anche gli omicidi delle ragazze assassinate.

Tavernier sposta temporalmente il racconto di Burke a distanza di pochi mesi dal passaggio dell'uragano Katrina. Visivamente in realtà non ci sono tracce della devastazione naturale, ma l'uragano è una sorta di presenza/assenza che ha scombussolato la Louisiana ed i suoi abitanti. Come se tutto adesso fosse stato messo a soqquadro, rovesciato. Robicheaux è stordito, stanco, alcolizzato e in preda a visioni che non sa come inquadrare. Tuttavia i suoi confronti verbali col generale Bell Hood lo rasserenano, il generale è quasi una figura paterna per il detective e lo aiuta a riordinare le idee ed avere una visione più chiara delle cose. Tavernier mantiene questa presenza sul filo dell'ambiguità. Anche se Robicheaux accetta di farsi fotografare con i soldati confederati (e quella foto la vedremo sul finale, sulle pagine di un libro di storia che sfoglia la figlia), ed anche se quella manifestazioni soprannaturali sembrano essere condivise per filo e per segno pure da Elrod Sykes, rimane un alone di impalpabilità, incredulità e meraviglia nei confronti dei fantasmi che popolano la palude. Le stesse condizioni climatiche ed ambientali favoriscono questa condizione di ambivalenza, e la Louisiana confederata, ancora fortemente rurale e quasi appena uscita dalla guerra di Secessione, si presta benissimo ad ospitare la vicenda.

Rimangono magari delle sottotrame non sufficientemente sviluppate, e al contempo lo stereotipo dell'italoamericano grasso, unto e mafioso di Goodman può un po' infastidire (in tutta onestà l'interpretazione di Goodman stavolta non mi è parsa tra le sue migliori), tuttavia In The Electric Mist ha un fascino innegabile, dato innanzitutto dal sempre eccellente Tommy Lee Jones, dalla Louisiana, dalle reminiscenze relative alla guerra di Secessione, che perlomeno sul sottoscritto esercitano sempre una grande attrattiva, e dal taglio vagamente noir impresso alla storia. La pellicola ha avuto diversi tagli e durate, a seconda del continente o del supporto visivo di riferimento (102, 112, 117 minuti).

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica